mercoledì 31 ottobre 2012

RIORDINO DELLE PROVINCE: VIBO VALENTIA E CROTONE CON CATANZARO


RIORDINO DELLE PROVINCE: VIBO VALENTIA E CROTONE CON CATANZARO


Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto-legge che completa il percorso avviato nel mese di luglio, finalizzato al riordino delle province e all’istituzione delle città metropolitane.
Ricostituita la vecchia Provincia di Catanzaro che, in origine, comprendeva i territori di Crotone e Vibo Valentia, sarà attiva a partire dal 2014 mentre le nuove elezioni per il rinnovo degli organismi degli enti si terranno nel novembre del 2013.

RIORDINO DELLE PROVINCE: VIBO VALENTIA E CROTONE CON CATANZARO


RIORDINO DELLE PROVINCE: VIBO VALENTIA E CROTONE CON CATANZARO


Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto-legge che completa il percorso avviato nel mese di luglio, finalizzato al riordino delle province e all’istituzione delle città metropolitane.
Ricostituita la vecchia Provincia di Catanzaro che, in origine, comprendeva i territori di Crotone e Vibo Valentia, sarà attiva a partire dal 2014 mentre le nuove elezioni per il rinnovo degli organismi degli enti si terranno nel novembre del 2013.

venerdì 26 ottobre 2012

CALABRIA:TERREMOTO DI MAGNITUDO 5 SUL POLLINO


Ora Evento
2012/10/25 23:05:26 UTC
2012/10/26 01:05:26 UTC +02:00 a epicentro
2012/10/26 01:05:26 UTC +02:00 ora di sistema
Posizione
39,855 ° N 16,044 ° E Profondità = 3,8 km (2.4mi)
Città nelle vicinanze
6km (4mi) a SE di Mormanno, Italia
14km ​​(9 miglia) WNW di Castrovillari, Italia
21km (13mi) ENE di Scalea, Italia
24km (15mi) WNW di Cassano al Ionio, Italia
358 km (222mi) WSW di Tirana, Albania
Una forte scossa di terremoto di magnitudo 5 è stata registrata all'1:05 nella zona del massiccio del Pollino, al confine tra Basilicata e Calabria, tra le province di Potenza e Cosenza. L'epicentro, secondo l'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), è stato localizzato tra i comuni di Mormanno, Laino Castello e Laino Borgo, nel Cosentino, e nel comune di Rotondo, in provincia di Potenza. In tutto ci sono state quindici scosse, tra i 2 e i 3.3 di magnitudo. Dopo la più forte, le altre sono state registrate in rapida successione tra l'1:12 e le 3:31. Un uomo di 84 anni è morto per infarto a Scalea, probabilmente per la paura provocata dalla forte scossa.

Sismotettonica dell'area del Mediterraneo e dintorni
La regione mediterranea è sismicamente attivo dovuta al nord convergenza (4-10 mm / anno) della placca africana rispetto alla placca eurasiatica lungo un margine di placca complessa. Questa convergenza ha iniziato circa 50 mA ed è stato associato con la chiusura della Tetide. Il resto moderna del mare Tetide è il Mar Mediterraneo. I più alti tassi di sismicità nella regione mediterranea si trovano lungo la zona di subduzione Ellenica della Grecia meridionale, lungo la Faglia Nord Anatolica zona della Turchia occidentale e la zona di subduzione calabrese del sud Italia. Locali alti tassi di convergenza alla zona di subduzione Ellenica (35mm/yr) sono associati con retro-arco diffondendo in tutta la Grecia e la Turchia occidentale al di sopra della subduzione della crosta oceanica del Mediterraneo.Crostale faglie normali in tutta questa regione è una manifestazione di tettonica estensionale associata con il retro-arco di diffusione. La regione del Mar di Marmara è una zona di transizione tra il regime estensionale, a ovest, e lo sciopero-slip regime del Nord Anatolica Fault Zone, a est. Il guasto Nord Anatolica ospita gran parte della destra laterale di movimento orizzontale (23-24 mm / anno) tra il Anatolian micro-piastra e placca eurasiatica come Anatolian micro-piastra viene spinto verso ovest per ospitare un'ulteriore chiusura del bacino del Mediterraneo causato da la collisione delle placche africana e araba in Turchia sud-orientale. Subduzione del pavimento sotto il Mar Mediterraneo Mar Tirreno in corrispondenza della zona di subduzione calabrese provoca una zona significativa di sismicità giro per la Sicilia e l'Italia meridionale. Vulcani attivi si trovano sopra i terremoti di profondità intermedie nelle Cicladi del Mar Egeo e nel sud Italia.
Nella regione del Mediterraneo vi è una traccia scritta, lunga diversi secoli, la documentazione pre-strumentale sismicità (prima del 20 ° secolo). I terremoti hanno causato danni storicamente diffuse in Grecia centrale e meridionale, Cipro, Sicilia, Creta, il Delta del Nilo, del Nord Libia, la catena montuosa dell'Atlante del Nord Africa e della penisola iberica. Il 1903 M8.2 terremoto Citera e del 1926 M7.8 terremoti Rodi sono i più grandi terremoti registrati strumentalmente Mediterraneo, entrambi associati a subduzione zona tettonica. Tra il 1939 e il 1999 una serie di devastanti M7 + strike-slip terremoti propagati verso ovest lungo la zona Nord Anatolica guasto, a partire dal 1939 M7.8 terremoto Erzincan all'estremità orientale del sistema Nord Anatolica errore. Il 1999 M7.6 terremoto di Izmit, che si trova sul lato ovest del guasto, ha colpito una delle zone più densamente popolate e industrializzate della Turchia uccidendo urbani, più di 17.000 persone. Sebbene i tassi di sismicità sono relativamente bassi lungo il margine settentrionale del continente africano, i grandi terremoti distruttivi sono stati registrati e riportati dal Marocco nel Mediterraneo occidentale, il Mar Morto nel Mediterraneo orientale. Nel 1980 El M7.3 terremoto Asnam è stato uno dei terremoti più grandi e più distruttivo Africa nel 20 ° secolo.
I grandi terremoti in tutta la regione del Mediterraneo sono stati anche noto per la produzione di tsunami significative e dannose. Uno dei terremoti più importanti storici della regione è il terremoto di Lisbona del 1 ° novembre 1755, la cui grandezza è stata stimata da non strumentali i dati a circa 8.0. Il terremoto del 1755 di Lisbona si pensa che si sono verificati all'interno o in prossimità delle Azzorre-Gibilterra faglia trasforme, che definisce il confine tra gli Stati dell'Africa e piatti eurasiatica largo della costa occidentale del Marocco e Portogallo. Il terremoto è notevole sia per un grande numero di morti di circa 60.000 persone e per la generazione di uno tsunami che ha spazzato la costa portoghese sommergendo villaggi costieri e di Lisbona. Un terremoto di circa M8.0 vicino a Sicilia nel 1693 ha generato una grande onda tsunami che ha distrutto numerose città lungo la costa orientale della Sicilia. Il M7.2 28 dicembre 1908 terremoto di Messina è letale il terremoto documentato europea. La combinazione di scuotimento del suolo grave e uno tsunami locale causato circa 60.000 a 120.000 vittime.

CALABRIA:TERREMOTO DI MAGNITUDO 5 SUL POLLINO


Ora Evento
2012/10/25 23:05:26 UTC
2012/10/26 01:05:26 UTC +02:00 a epicentro
2012/10/26 01:05:26 UTC +02:00 ora di sistema
Posizione
39,855 ° N 16,044 ° E Profondità = 3,8 km (2.4mi)
Città nelle vicinanze
6km (4mi) a SE di Mormanno, Italia
14km ​​(9 miglia) WNW di Castrovillari, Italia
21km (13mi) ENE di Scalea, Italia
24km (15mi) WNW di Cassano al Ionio, Italia
358 km (222mi) WSW di Tirana, Albania
Una forte scossa di terremoto di magnitudo 5 è stata registrata all'1:05 nella zona del massiccio del Pollino, al confine tra Basilicata e Calabria, tra le province di Potenza e Cosenza. L'epicentro, secondo l'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), è stato localizzato tra i comuni di Mormanno, Laino Castello e Laino Borgo, nel Cosentino, e nel comune di Rotondo, in provincia di Potenza. In tutto ci sono state quindici scosse, tra i 2 e i 3.3 di magnitudo. Dopo la più forte, le altre sono state registrate in rapida successione tra l'1:12 e le 3:31. Un uomo di 84 anni è morto per infarto a Scalea, probabilmente per la paura provocata dalla forte scossa.

Sismotettonica dell'area del Mediterraneo e dintorni
La regione mediterranea è sismicamente attivo dovuta al nord convergenza (4-10 mm / anno) della placca africana rispetto alla placca eurasiatica lungo un margine di placca complessa. Questa convergenza ha iniziato circa 50 mA ed è stato associato con la chiusura della Tetide. Il resto moderna del mare Tetide è il Mar Mediterraneo. I più alti tassi di sismicità nella regione mediterranea si trovano lungo la zona di subduzione Ellenica della Grecia meridionale, lungo la Faglia Nord Anatolica zona della Turchia occidentale e la zona di subduzione calabrese del sud Italia. Locali alti tassi di convergenza alla zona di subduzione Ellenica (35mm/yr) sono associati con retro-arco diffondendo in tutta la Grecia e la Turchia occidentale al di sopra della subduzione della crosta oceanica del Mediterraneo.Crostale faglie normali in tutta questa regione è una manifestazione di tettonica estensionale associata con il retro-arco di diffusione. La regione del Mar di Marmara è una zona di transizione tra il regime estensionale, a ovest, e lo sciopero-slip regime del Nord Anatolica Fault Zone, a est. Il guasto Nord Anatolica ospita gran parte della destra laterale di movimento orizzontale (23-24 mm / anno) tra il Anatolian micro-piastra e placca eurasiatica come Anatolian micro-piastra viene spinto verso ovest per ospitare un'ulteriore chiusura del bacino del Mediterraneo causato da la collisione delle placche africana e araba in Turchia sud-orientale. Subduzione del pavimento sotto il Mar Mediterraneo Mar Tirreno in corrispondenza della zona di subduzione calabrese provoca una zona significativa di sismicità giro per la Sicilia e l'Italia meridionale. Vulcani attivi si trovano sopra i terremoti di profondità intermedie nelle Cicladi del Mar Egeo e nel sud Italia.
Nella regione del Mediterraneo vi è una traccia scritta, lunga diversi secoli, la documentazione pre-strumentale sismicità (prima del 20 ° secolo). I terremoti hanno causato danni storicamente diffuse in Grecia centrale e meridionale, Cipro, Sicilia, Creta, il Delta del Nilo, del Nord Libia, la catena montuosa dell'Atlante del Nord Africa e della penisola iberica. Il 1903 M8.2 terremoto Citera e del 1926 M7.8 terremoti Rodi sono i più grandi terremoti registrati strumentalmente Mediterraneo, entrambi associati a subduzione zona tettonica. Tra il 1939 e il 1999 una serie di devastanti M7 + strike-slip terremoti propagati verso ovest lungo la zona Nord Anatolica guasto, a partire dal 1939 M7.8 terremoto Erzincan all'estremità orientale del sistema Nord Anatolica errore. Il 1999 M7.6 terremoto di Izmit, che si trova sul lato ovest del guasto, ha colpito una delle zone più densamente popolate e industrializzate della Turchia uccidendo urbani, più di 17.000 persone. Sebbene i tassi di sismicità sono relativamente bassi lungo il margine settentrionale del continente africano, i grandi terremoti distruttivi sono stati registrati e riportati dal Marocco nel Mediterraneo occidentale, il Mar Morto nel Mediterraneo orientale. Nel 1980 El M7.3 terremoto Asnam è stato uno dei terremoti più grandi e più distruttivo Africa nel 20 ° secolo.
I grandi terremoti in tutta la regione del Mediterraneo sono stati anche noto per la produzione di tsunami significative e dannose. Uno dei terremoti più importanti storici della regione è il terremoto di Lisbona del 1 ° novembre 1755, la cui grandezza è stata stimata da non strumentali i dati a circa 8.0. Il terremoto del 1755 di Lisbona si pensa che si sono verificati all'interno o in prossimità delle Azzorre-Gibilterra faglia trasforme, che definisce il confine tra gli Stati dell'Africa e piatti eurasiatica largo della costa occidentale del Marocco e Portogallo. Il terremoto è notevole sia per un grande numero di morti di circa 60.000 persone e per la generazione di uno tsunami che ha spazzato la costa portoghese sommergendo villaggi costieri e di Lisbona. Un terremoto di circa M8.0 vicino a Sicilia nel 1693 ha generato una grande onda tsunami che ha distrutto numerose città lungo la costa orientale della Sicilia. Il M7.2 28 dicembre 1908 terremoto di Messina è letale il terremoto documentato europea. La combinazione di scuotimento del suolo grave e uno tsunami locale causato circa 60.000 a 120.000 vittime.

martedì 23 ottobre 2012

STEFANACONI:FRANZA SUPERA I 100MILA CONTATTI MA AL PORTALE NON C’È ARIA DI FESTA

Il Presidente Battista Bartalotta con un gruppo di giovani

(STEFANACONI) Doppio traguardo in “agrodolce” per  “Franza il portale di Stefanaconi”.
Proprio in questi giorni infatti, in coincidenza con la ricorrenza del quinto anniversario dalla costituzione cui si aggiunge il significativo risultato dei 100mila contatti registrati sul sito web, sulla pur legittima soddisfazione prevale nella comunità lo sconcerto a causa di una nota redatta dal presidente Battista Bartalotta.
Destinataria della missiva, l’amministrazione comunale.
Il tenore della comunicazione non lascia spazio a dubbi: l’associazione è intenzionata a riconsegnare “al più presto” i locali dell’ex municipio attualmente occupati a titolo di comodato gratuito.
Alla base della clamorosa decisione, la constatazione che l’“impegno finanziario derivante dal pagamento delle bollette elettriche e telefoniche non è sostenibile”.
Come se ciò non bastasse, Bartalotta fa presente che la sede “non è idonea” alle nuove attività formative che si vorrebbero avviare per coinvolgere i ragazzi del luogo.
A tal proposito,  il presidente segnala la necessità di “locali più ampi, capaci di ospitare un congruo numero di persone”.
Ribadendo poi la disponibilità a consegnare in qualunque momento gli arredi ed i supporti informatici posseduti, l’associazione si rimette alle decisioni dell’amministrazione comunale mettendo in evidenza l’importanza che Franza riveste “tra i residenti e gli emigrati”.
In effetti, in questi primi cinque anni di vita il sodalizio si è messo in evidenza con una serie di attività capaci di coniugare promozione culturale e formazione dei giovani.
Tra queste, meritano essere ricordate la redazione del periodico “Stefanaconi & friends”, l’impegno a favore della  ricerca sul cancro con “FranzAlea”,  l’organizzazione di viaggi
d’istruzione e concorsi a carattere culturale ed ambientale.
Su tutte, però, il sito internet, vero fiore all’occhiello dell’associazione.
Il dato numerico dei centomila contatti da poco raggiunti conferma più di ogni altra cosa la funzione aggregatrice svolta sul web dove, oltre ad alimentare dibattiti e riflessioni ed acquisire informazioni su tutto ciò che avviene in paese, si ritrovano quotidianamente gli stefanaconesi sparsi nel mondo.
Da qui l’auspicio che l’amministrazione Di Sì, sicuramente sensibile alle istanze di crescita culturale e sociale, riesca a trovare nonostante le restrizioni imposte dalla “spending review” una soluzione tale da garantire un tranquillo prosieguo delle attività ad una tra le associazioni più attive e presenti sul territorio comunale.

                          (Raffaele Lopreiato Gazzetta del Sud23/10/2012)

STEFANACONI:FRANZA SUPERA I 100MILA CONTATTI MA AL PORTALE NON C’È ARIA DI FESTA

Il Presidente Battista Bartalotta con un gruppo di giovani

(STEFANACONI) Doppio traguardo in “agrodolce” per  “Franza il portale di Stefanaconi”.
Proprio in questi giorni infatti, in coincidenza con la ricorrenza del quinto anniversario dalla costituzione cui si aggiunge il significativo risultato dei 100mila contatti registrati sul sito web, sulla pur legittima soddisfazione prevale nella comunità lo sconcerto a causa di una nota redatta dal presidente Battista Bartalotta.
Destinataria della missiva, l’amministrazione comunale.
Il tenore della comunicazione non lascia spazio a dubbi: l’associazione è intenzionata a riconsegnare “al più presto” i locali dell’ex municipio attualmente occupati a titolo di comodato gratuito.
Alla base della clamorosa decisione, la constatazione che l’“impegno finanziario derivante dal pagamento delle bollette elettriche e telefoniche non è sostenibile”.
Come se ciò non bastasse, Bartalotta fa presente che la sede “non è idonea” alle nuove attività formative che si vorrebbero avviare per coinvolgere i ragazzi del luogo.
A tal proposito,  il presidente segnala la necessità di “locali più ampi, capaci di ospitare un congruo numero di persone”.
Ribadendo poi la disponibilità a consegnare in qualunque momento gli arredi ed i supporti informatici posseduti, l’associazione si rimette alle decisioni dell’amministrazione comunale mettendo in evidenza l’importanza che Franza riveste “tra i residenti e gli emigrati”.
In effetti, in questi primi cinque anni di vita il sodalizio si è messo in evidenza con una serie di attività capaci di coniugare promozione culturale e formazione dei giovani.
Tra queste, meritano essere ricordate la redazione del periodico “Stefanaconi & friends”, l’impegno a favore della  ricerca sul cancro con “FranzAlea”,  l’organizzazione di viaggi

MAIERATO:SVILUPPO DELL’OASI DELL’ANGITOLA GRAZIE AI PROGETTI INSERITI NEL PISL

Il Sindaco Sergio Rizzo

(MAIERATO) Il sindaco Sergio Rizzo non nasconde la propria soddisfazione per un “obiettivo fortemente voluto e pienamente centrato grazie all’impegno dell’amministrazione comunale che ha saputo elaborare una proposta progettuale seria, credibile e sostenibile”.
D’altronde, l’importo del finanziamento ottenuto nell’ambito della programmazione predisposta per i Pisl (Progetti integrati di sviluppo locale) è di quelli che fanno ben sperare per il rilancio socioeconomico dell’intero territorio.
A comunicare l’avvenuta erogazione della cospicua somma di un milione e 165mila euro che potranno, al termine dei necessari adempimenti burocratici, essere utilizzati per la realizzazione del “Percorso storico-naturalistico, centro ricovero animali selvatici e parco per la tutela della biodiversità nell’area protetta dell’oasi dell’Angitola” è stato, in concomitanza con l’ufficializzazione dei progetti approvati, l’assessore regionale alla Programmazione comunitaria Giacomo Mancini.
Il progetto rientra nell’ambito della programmazione disposta con il Pisl denominato “Vibo giardino sul mare”, finanziato per un importo complessivo di oltre 10 milioni di euro e per il quale, fa ancora sapere l’assessore Mancini, sarà a breve “stipulato il relativo accordo di programmazione negoziata tra Regione Calabria e comune capofila”.
Il progetto in questione è stato elaborato dal comune di Maierato in partnership con sezione provinciale del Wwf, gruppo scout “Zona dei Normanni”, Arci pesca di Pizzo, Università “La Tuscia” di Viterbo e Istituto superiore di sanità.
Molteplici gli obiettivi che l’amministrazione Rizzo intende concretizzare una volta realizzati gli interventi previsti.
Tra questi, il rilancio del turismo naturalistico e culturale che proprio nell’oasi dell’Angitola, pienamente integrata nel contesto del Parco delle Serre, trova già oggi il suo principale punto di forza sul territorio provinciale.
Se la domanda attuale si attesta sui cinquemila visitatori annui, la domanda finale una volta realizzato il progetto dovrebbe implementarsi con una crescita esponenziale di ulteriori
tremila unità all’anno, puntando in particolare sull’aspetto didattico e formativo delle proposte che verranno messe in campo.
Anche la funzione di assistenza e ricovero degli animali selvatici feriti o debilitati verrà fortemente potenziata contestualmente all’attivazione di un centro specialistico di ricerca faunistica e di educazione ambientale.
Riguardo alle infrastrutture che necessariamente dovranno supportare il progetto, è prevista inizialmente la riqualificazione degli stabili già esistenti e che attualmente versano in condizioni di degrado, che dal punto di vista energetico saranno resi completamente autosufficienti attraverso la realizzazione di un impianto fotovoltaico della potenza di 30 Kw.  
    
  (Raffaele Lopreiato Gazzetta del Sud 23/10/2012)  

MAIERATO:SVILUPPO DELL’OASI DELL’ANGITOLA GRAZIE AI PROGETTI INSERITI NEL PISL

Il Sindaco Sergio Rizzo

(MAIERATO) Il sindaco Sergio Rizzo non nasconde la propria soddisfazione per un “obiettivo fortemente voluto e pienamente centrato grazie all’impegno dell’amministrazione comunale che ha saputo elaborare una proposta progettuale seria, credibile e sostenibile”.
D’altronde, l’importo del finanziamento ottenuto nell’ambito della programmazione predisposta per i Pisl (Progetti integrati di sviluppo locale) è di quelli che fanno ben sperare per il rilancio socioeconomico dell’intero territorio.
A comunicare l’avvenuta erogazione della cospicua somma di un milione e 165mila euro che potranno, al termine dei necessari adempimenti burocratici, essere utilizzati per la realizzazione del “Percorso storico-naturalistico, centro ricovero animali selvatici e parco per la tutela della biodiversità nell’area protetta dell’oasi dell’Angitola” è stato, in concomitanza con l’ufficializzazione dei progetti approvati, l’assessore regionale alla Programmazione comunitaria Giacomo Mancini.
Il progetto rientra nell’ambito della programmazione disposta con il Pisl denominato “Vibo giardino sul mare”, finanziato per un importo complessivo di oltre 10 milioni di euro e per il quale, fa ancora sapere l’assessore Mancini, sarà a breve “stipulato il relativo accordo di programmazione negoziata tra Regione Calabria e comune capofila”.
Il progetto in questione è stato elaborato dal comune di Maierato in partnership con sezione provinciale del Wwf, gruppo scout “Zona dei Normanni”, Arci pesca di Pizzo, Università “La Tuscia” di Viterbo e Istituto superiore di sanità.
Molteplici gli obiettivi che l’amministrazione Rizzo intende concretizzare una volta realizzati gli interventi previsti.
Tra questi, il rilancio del turismo naturalistico e culturale che proprio nell’oasi dell’Angitola, pienamente integrata nel contesto del Parco delle Serre, trova già oggi il suo principale punto di forza sul territorio provinciale.
Se la domanda attuale si attesta sui cinquemila visitatori annui, la domanda finale una volta realizzato il progetto dovrebbe implementarsi con una crescita esponenziale di ulteriori

lunedì 22 ottobre 2012

IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA FRANCESCO DE NISI, PRONTO ALLE DIMISSIONI TRA SETTE GIORNI?


Il Presidente della Provincia Francesco De Nisi
Resta una settimana di tempo al presidente della Provincia Francesco DE NISI per non rischiare l’ineleggibilità al Parlamento.
DE NISI deve ancora decidere se candidarsi o meno e potrebbe pure non farlo. L’attuale legge elettorale nazionale prevede che i presidenti delle Province sono “ineleggibili” al Parlamento e dunque - per accedere alle Camere - devono eliminare questo ostacolo. L’unico modo per farlo - anche questo ben chiarito dalla legge - sono le dimissioni 180 giorni prima della scadenza del quinquennio di durata della legislatura. 
Calendario alla mano, dunque, DE NISI per non rischiare dovrebbe dimettersi entro e non oltre lunedì prossimo. Dato che l’elezioni al Parlamento si sono tenute il 29 aprile 2008. In Provincia si riguarda la legge elettorale per valutare possibili vie d’uscita ed eccezioni, DE NISI potrebbe “sperare” in elezioni nazionali anticipate, fatto che (sempre in base alla legge) gli consentirebbe tempi di dimissioni più ampi (7 giorni dal decreto di scioglimento delle Camere). Scenario completamente diverso, infine, sarebbe quello indotto da un cambio di legge elettorale oppure l’approvazione del DDL salva-Sallusti, infatti nel ddl anti-diffamazione compare un subemendamento, messo a punto dal senatore pidiellino Giuseppe Coronella, che recita: «All'emendamento 1.1000, dopo il comma 1 aggiungere il seguente: '1-bis. Al primo comma dell'art. 7 del Dpr 30-3-1957 n. 361 sono soppresse le lettere a) e b)'».
Poche righe, volte a modificare l'articolo 7 del «Testo unico delle leggi elettorali per la Camera dei deputati». Una legge che risale al lontano 1957 e dichiara ineleggibili a Montecitorio i presidenti delle giunte provinciali. Regole complesse e legate comunque ad un futuro al momento incerto. Vedremo se DE NISI avrà voglia di scommetterci o rimanere in sella alla Provincia.

IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA FRANCESCO DE NISI, PRONTO ALLE DIMISSIONI TRA SETTE GIORNI?


Il Presidente della Provincia Francesco De Nisi
Resta una settimana di tempo al presidente della Provincia Francesco DE NISI per non rischiare l’ineleggibilità al Parlamento.
DE NISI deve ancora decidere se candidarsi o meno e potrebbe pure non farlo. L’attuale legge elettorale nazionale prevede che i presidenti delle Province sono “ineleggibili” al Parlamento e dunque - per accedere alle Camere - devono eliminare questo ostacolo. L’unico modo per farlo - anche questo ben chiarito dalla legge - sono le dimissioni 180 giorni prima della scadenza del quinquennio di durata della legislatura. 
Calendario alla mano, dunque, DE NISI per non rischiare dovrebbe dimettersi entro e non oltre lunedì prossimo. Dato che l’elezioni al Parlamento si sono tenute il 29 aprile 2008. In Provincia si riguarda la legge elettorale per valutare possibili vie d’uscita ed eccezioni, DE NISI potrebbe “sperare” in elezioni nazionali anticipate, fatto che (sempre in base alla legge) gli consentirebbe tempi di dimissioni più ampi (7 giorni dal decreto di scioglimento delle Camere). Scenario completamente diverso, infine, sarebbe quello indotto da un cambio di legge elettorale oppure l’approvazione del DDL salva-Sallusti, infatti nel ddl anti-diffamazione compare un subemendamento, messo a punto dal senatore pidiellino Giuseppe Coronella, che recita: «All'emendamento 1.1000, dopo il comma 1 aggiungere il seguente: '1-bis. Al primo comma dell'art. 7 del Dpr 30-3-1957 n. 361 sono soppresse le lettere a) e b)'».
Poche righe, volte a modificare l'articolo 7 del «Testo unico delle leggi elettorali per la Camera dei deputati». Una legge che risale al lontano 1957 e dichiara ineleggibili a Montecitorio i presidenti delle giunte provinciali. Regole complesse e legate comunque ad un futuro al momento incerto. Vedremo se DE NISI avrà voglia di scommetterci o rimanere in sella alla Provincia.

venerdì 19 ottobre 2012

LA SALERNO-REGGIO FINISCE IN PRIMA SUL NYT: «SIMBOLO DEL FALLIMENTO DELL'ITALIA»

La prima pagina del NYT

«Simbolo» delle preoccupazioni di molti Paesi del Nord Europa per la corruzione che dilaga in gran parte del Sud
«Nulla incarna i fallimenti dello Stato italiano più nettamente di quanto non faccia l’autostrada Salerno-Reggio Calabria». Lo dice un articolo sulla prima pagina del New York Times di lunedì che sottolinea come il tratto autostradale iniziato negli anni 1960 – e non ancora terminato – rappresenti «il frutto malato della cultura del lavoro-per-voti» alimentata nel sud Italia dalla criminalità organizzata.
LA GRANDE INCOMPIUTA -L'autostrada A3, i cui lavori di costruzione sono stati avviati mezzo secolo fa ma sono ancora incompleti, parte nella periferia di Napoli nella città collinare di Salerno e termina 300 miglia più a sud nel centro di Reggio Calabria. Oggi questo tratto tristemente noto è finito in prima pagina sul New York Times: «Il simbolo di ciò che alcuni Paesi del nord Europa dicono di temere di più dell'Eurozona: il suo sviluppo in un sistema assistenziale nel quale ci si aspetti che essi sostengano una pigra Europa del sud, dove sovvenzioni e sussidi troppo spesso scompaiono in corruzioni che i governi sembrano incapaci - o non vogliono - di prevenire». Facendo un rapida storia dei fondi europei spesi nell’infrastruttura, l’articolo a firma dalla corrispondente da Roma, Rachel Donadio, evidenzia come per molti versi la regione Calabria sia un emblema della crisi di fiducia che serpeggia nell’Unione Europea. 
I FALLIMENTI DELL’ITALIA - Una strada, spiega la testata statunitense che «spesso si restringe a due corsie, con un percorso a ostacoli di cantieri che hanno indugiato per decenni», ma anche «pericolosa». Ciò detto, «niente incarna i fallimenti dello Stato italiano più nettamente» della Salerno-Reggio Calabria, con i critici che la vedono come «il frutto avvelenato della cultura dello scambio “voto per lavoro” che, nutrita dal crimine organizzato che è endemico nell'Italia meridionale, ha sistematicamente defraudato lo Stato nell'assenza dei suoi cittadini, e lasciando la Calabria geograficamente ed economicamente isolata». 
I TRENI DELLA SPAGNA - Dal 2000 al 2011, ricorda il Nyt, «l'Italia ha ricevuto dall'Unione europea più di 60 miliardi di dollari (46,2 miliardi euro, ndr) per il finanziamento di una vasta gamma di programmi, in settori come l'agricoltura e le infrastrutture, la maggior parte diretti a sud». Però ora «a dimostrarlo c'è giusto una mezza autostrada completata». Ingeneroso il confronto con la Spagna, alla quale «è stato dato poco più di 100 miliardi di dollari, ma che almeno ha una rete ferroviaria ad alta velocità di prima categoria», mentre la Grecia «ha ricevuto 50 miliardi di dollari, una somma enorme in termini pro capite, ma anch'essa con esito poco chiaro».
CORRIERE DELLA SERA - RASSEGNA STAMPA

LA SALERNO-REGGIO FINISCE IN PRIMA SUL NYT: «SIMBOLO DEL FALLIMENTO DELL'ITALIA»

La prima pagina del NYT

«Simbolo» delle preoccupazioni di molti Paesi del Nord Europa per la corruzione che dilaga in gran parte del Sud
«Nulla incarna i fallimenti dello Stato italiano più nettamente di quanto non faccia l’autostrada Salerno-Reggio Calabria». Lo dice un articolo sulla prima pagina del New York Times di lunedì che sottolinea come il tratto autostradale iniziato negli anni 1960 – e non ancora terminato – rappresenti «il frutto malato della cultura del lavoro-per-voti» alimentata nel sud Italia dalla criminalità organizzata.
LA GRANDE INCOMPIUTA -L'autostrada A3, i cui lavori di costruzione sono stati avviati mezzo secolo fa ma sono ancora incompleti, parte nella periferia di Napoli nella città collinare di Salerno e termina 300 miglia più a sud nel centro di Reggio Calabria. Oggi questo tratto tristemente noto è finito in prima pagina sul New York Times: «Il simbolo di ciò che alcuni Paesi del nord Europa dicono di temere di più dell'Eurozona: il suo sviluppo in un sistema assistenziale nel quale ci si aspetti che essi sostengano una pigra Europa del sud, dove sovvenzioni e sussidi troppo spesso scompaiono in corruzioni che i governi sembrano incapaci - o non vogliono - di prevenire». Facendo un rapida storia dei fondi europei spesi nell’infrastruttura, l’articolo a firma dalla corrispondente da Roma, Rachel Donadio, evidenzia come per molti versi la regione Calabria sia un emblema della crisi di fiducia che serpeggia nell’Unione Europea. 
I FALLIMENTI DELL’ITALIA - Una strada, spiega la testata statunitense che «spesso si restringe a due corsie, con un percorso a ostacoli di cantieri che hanno indugiato per decenni», ma anche «pericolosa». Ciò detto, «niente incarna i fallimenti dello Stato italiano più nettamente» della Salerno-Reggio Calabria, con i critici che la vedono come «il frutto avvelenato della cultura dello scambio “voto per lavoro” che, nutrita dal crimine organizzato che è endemico nell'Italia meridionale, ha sistematicamente defraudato lo Stato nell'assenza dei suoi cittadini, e lasciando la Calabria geograficamente ed economicamente isolata». 
I TRENI DELLA SPAGNA - Dal 2000 al 2011, ricorda il Nyt, «l'Italia ha ricevuto dall'Unione europea più di 60 miliardi di dollari (46,2 miliardi euro, ndr) per il finanziamento di una vasta gamma di programmi, in settori come l'agricoltura e le infrastrutture, la maggior parte diretti a sud». Però ora «a dimostrarlo c'è giusto una mezza autostrada completata». Ingeneroso il confronto con la Spagna, alla quale «è stato dato poco più di 100 miliardi di dollari, ma che almeno ha una rete ferroviaria ad alta velocità di prima categoria», mentre la Grecia «ha ricevuto 50 miliardi di dollari, una somma enorme in termini pro capite, ma anch'essa con esito poco chiaro».
CORRIERE DELLA SERA - RASSEGNA STAMPA

giovedì 18 ottobre 2012

LE ORIGINI CALABRESI DEL PRIMO “SERIAL KILLER” D’ARGENTINA

Cayetano Santos Godino

Cayetano Santos Godino, detto anche il “petiso orejudo” (“bassetto orecchione”) è stato il primo e forse più tristemente famoso “serial killer” della storia argentina, accusato dell’assassinio di quattro bambini, del tentato omicidio di altri sette e dell’incendio di sette abitazioni.
Nato a Buenos Aires il 31 ottobre 1896 - figlio di Fiore e di Lucia Ruffo, entrambi calabresi, che ebbero altri sette figli - Godino all’età di 16 anni seminò il terrore tra gli argentini del tempo.
Il padre era alcolista e picchiatore, ed aveva preso la sifilide prima della nascita di Cayetano. Sua probabilmente la responsabilità dei gravi problemi di salute del figlio, che nei primi anni di vita rischiò più volte di morire a causa di diverse malattie.
Cayetano trascorse la sua infanzia in strada. Espulso da diverse scuole per gli atteggiamenti ribelli ed il totale disinteresse per gli studi, Cayetano elesse a luogo delle proprie scorribande le zone più degradate e periferiche di Buenos Aires. Già all’età di sette anni, Cayetano sequestrò un bambino di 21 mesi, Miguel De Paoli, e dopo averlo portato in un luogo isolato lo abbandonò dopo averlo picchiato selvaggiamente. Per fortuna dell’accaduto si accorse un vigile, che portò in salvo il fanciullo e consegnò Cayetano alle forze dell’ordine.
Poco meno di due anni dopo, il “bassetto orecchione” prese una bambina di 18 mesi, Ana Neri, che abitava a pochi metri da casa sua e, portatala in un luogo dove non poteva essere visto, la colpì ripetutamente alla testa con una grossa pietra. Anche in questa occasione venne avvertito un vigile che portò il piccolo criminale caserma, dove fu consegnato ai genitori la sera stessa.
All’epoca Cayetano frequentava un tale Alfredo Tersi, suo coetaneo, entrambi dediti al furto di orologi agli operai che lavoravano nei cantieri per poi rivenderli in strada.
Il primo crimine del “bassetto orecchione” passò inosservato, poiché sarà lui stesso a rivelarlo diversi anni dopo al momento della confessione alle forze dell’ordine. Stando alla sua successiva confessione, nel 1906 rapisce una bambina di circa 2 anni, la porta in una zona disabitata, tenta di strangolarla, ma non ci riesce. Decide quindi di sotterrarla viva in una fossa che poi ricopre con spazzatura. Le autorità cercarono anche un riscontro alle sue parole, ma purtroppo sul luogo indicato era stato nel frattempo edificato un palazzo di due piani che impedì i necessari accertamenti. Comunque, negli archivi della polizia venne trovata una denuncia per la scomparsa di una bambina, una tale María Rosa Face, che all’epoca aveva tre anni e non fu mai ritrovata.
Sempre in quel periodo il padre di Godino denunciava alla polizia lo strano comportamento del figlio che si divertiva a torturare i polli che lui allevava. Sulla base di questi precedenti, Godino venne detenuto in carcere, su disposizione del tribunale locale, per due mesi. Poco dopo, una sera entrò negli uffici di un magazzino di materiali edilizi, dove diede fuoco ai libri contabili, provocando un incendio di tali dimensioni che i pompieri riuscirono a domarlo solo dopo varie ore di duro lavoro. All’epoca lui era già fortemente alcolizzato e ciò gli provocava febbre e dei fortissimi mal di testa che lo rendevano estremamente aggressivo con istinti omicidi.
A settembre del 1908, Godino rapì sull’uscio di casa un bambino di 22 mesi, Severino González Caló e, portatolo in un terreno abbandonato, lo buttò in una fossa piena d’acqua di fogna, tentando di affogarlo. Per fortuna se ne accorse in tempo il personale di un vicino magazzino che scongiurò il tragico esito della vicenda e consegnò il Godino alle forze dell’ordine. La sua vendetta non tardò. Alcuni giorni dopo egli si intrufolò nottetempo negli uffici del magazzino provocando un altro incendio di vaste proporzioni che causò danni ingenti.
Ma nulla fermava l’ansia omicida di Cayetano. Alcuni giorni dopo, sequestrò un altro bambino di 20 mesi, Julio Botte, seduto sulla soglia di casa e tentò di bruciargli le palpebre con una sigaretta. Stanchi dell’atteggiamento del figlio, i genitori lo portarono in caserma, da dove fu trasferito in un riformatorio per minorenni, dove venne ricoverato per tre anni. Frequentò la scuola interna, ove imparò le prime lettere, ma questo ricovero invece di recuperarlo formò un assassino terribile che venne consegnato alla società sotto richiesta degli stessi genitori sulla fine del 1911.
I genitori, infatti, nel tentativo di recuperarlo, gli trovarono un lavoro nella zona che lui tenne solo per tre mesi, dopodichè Cayetano si rimise a gironzolare per le strade ed a frequentare cattive compagnie sia di notte che di giorno.
A gennaio del 1912 un delitto terribile sconvolse la tranquillità della città. Fu infatti ritrovato, il giorno successivo alla denuncia della sua scomparsa, il corpo del tredicenne Arturo Laurora. Lo sfortunato ragazzo venne trovato seminudo, pieno di lividi e con una corda stretta intorno al collo. Anche in questo caso l’inchiesta non arrivò a nessuna conclusione e solo dopo l’ultimo arresto Cayetano si attribuiva anche la paternità di questo omicidio.
Passano solo due mesi e Godino prende di mira una bambina di 5 anni, Reyna Vainicoff, alla quale incendiò i vestiti che portava addosso. La piccola morì dopo giorni di agonia preso l’Ospedale dei Bambini di Buenos Aires. A luglio incendiò una segheria della zona ed anche un’altro magazzino di materiali edili, stavolta per fortuna senza conseguenze per le persone.
A settembre, mentre lavorava come bracciante in un altro magazzino, ammazzò un cavallo, anche se non si riuscì a provare che fosse stato lui a uccidere il povero animale. Passano solo pochi giorni, ed un grande incendio avvolge un edificio della linea tramviaria locale.
A novembre Godino attirò un altro bambino, Roberto Russo di due anni, e lo convinse ad accompagnarlo per comprare delle caramelle. Portò invece il piccolo malcapitato in un magazzino della zona dove, dopo avergli legato mani e piedi, tentò di strangolarlo. Per fortuna se ne accorse in tempo un bracciante intento a lavorare  e salvò il fanciullo. Il bruto venne portato ancora una volta in caserma dove dichiarò di aver già trovato il bambino in quelle condizioni. Messo sotto processo per tentato omicidio, Cayetano venne in questa occasione assolto per mancanza di prove.
Quattro giorni dopo mise gli occhi su un’altra sventurata: la piccola Carmen Ghittoni. Per fortuna, l’accorrere di un vigile attirato dalle urla della bambina  lo mise in fuga. La settimana successiva rapì la piccola Catalina Neolener e la trascinò a forza in una casa apparentemente abbandonata. Anche in questa occasione le urla della vittima designata attirarono l’attenzione del proprietario della casa inducendo il “bassetto” ad una fuga precipitosa. Sempre in quei giorni veniva segnalato l’incendio doloso di altri due magazzini.
Cayetano Santos Godino
Ai primi di dicembre, Cayetano compì un altro efferato delitto. Adescò per strada il bambino Gesualdo Giordano ed attirandolo con alcune cioccolate lo portò in una villa disabitata dove, dopo averlo legato mani e piedi, tentò di affogarlo con una corda. Siccome Jesualdo resistette, il “bassetto” cercò un chiodo per ammazzarlo. Uscendo dalla villa, trovò il padre del bambino che lo stava cercando. Gli disse di non saperne nulla e lo consigliò ad andare in caserma per sporgere denuncia. Dopodichè, Godino rientrò nell’abitazione e portò a termine l’ennesimo malvagio delitto: colpì ripetutamente alla testa con un chiodo il piccolo fino ad ucciderlo. Alcune persone segnalarono alla polizia di  aver visto poco prima il bambino in compagnia di Cayetano che, nonostante ciò, ebbe comunque il macabro coraggio di presentarsi al funerale dove osò carezzare il capo del  piccolo per verificare gli effetti dei colpi di chiodo.
La mattina successiva, comunque, egli venne tratto in arresto dalla polizia che trovò anche diverse prove del delitto tra cui corda, maglietta e pantaloni macchiati di sangue. Stavolta Cayetano confessò l’omicidio ed anche tutti gli altri delitti precedentemente commessi, provocando disgusto e stupore tra gli inquirenti presenti specie quando spiegò il piacere che provava mentre vedeva le proprie vittime agonizzanti.
Il 4 gennaio 1913 Cayetano Godino venne ricoverato in un manicomio criminale, dove in altre occasioni manifestò istinti omicidi tentando di uccidere alcuni detenuti. Il giudice incaricato del processo lo fece sottoporre a perizia psichiatrica da parte di diversi specialisti che concordarono nel definirlo “alienato e perverso, degenerato mentale con caratteri di ereditarietà, irresponsabile dei suoi atti e senza speranza di recupero”. In considerazione di ciò il giudice si oriento verso l’assoluzione del Godino disponendo nel contempo che venisse internato a vita in manicomio.
Questa sentenza venne confermata anche in appello, ma la Cassazioneribaltò il verdetto e, ritenendolo capace di intendere e di volere, lo condannò alla pena dell’ergastolo. Trasferito nel Penitenziario Nazionale a novembre del 1915, Godino nel tempo imparò a leggere e scrivere.
Nel 1923 fu trasferito nella prigione di Ushuaia (il cosiddetto “carcere della fine del mondo”) dove venne sistemato nella cella numero 90. Dieci anni dopo, intervistato da un famoso giornalista dell’epoca, raccontò di essere da poco uscito dall’ospedale del carcere, dove si era dovuto ricoverare per curarsi dalle botte ricevute dagli altri detenuti dopo che lui aveva ucciso senza pietà alcuni gattini che erano considerati le mascotte el carcere. Da quel momento Cayetano mantenne una condotta esemplare.
Ammalatosi seriamente nel 1935, Godino morì il 15 novembre 1944, a causa di una emorragia interna, forse causata dall’ulcera gastroduodenale che lo tormentava, ma la vera causa della sua morte non è stata mai chiarita. Trascorse gli anni in prigione abbandonato da tutti. Perse i contatti con la famiglia, che forse ad un certo punto rientrò in Italia senza che lui ne sapesse nulla.
 Il “carcere della fine del mondo” venne definitivamente chiuso nel 1947, ma nel piccolo cimitero vicino le ossa del “Bassetto orecchione” non vennero mai trovate.

LE ORIGINI CALABRESI DEL PRIMO “SERIAL KILLER” D’ARGENTINA

Cayetano Santos Godino

Cayetano Santos Godino, detto anche il “petiso orejudo” (“bassetto orecchione”) è stato il primo e forse più tristemente famoso “serial killer” della storia argentina, accusato dell’assassinio di quattro bambini, del tentato omicidio di altri sette e dell’incendio di sette abitazioni.
Nato a Buenos Aires il 31 ottobre 1896 - figlio di Fiore e di Lucia Ruffo, entrambi calabresi, che ebbero altri sette figli - Godino all’età di 16 anni seminò il terrore tra gli argentini del tempo.
Il padre era alcolista e picchiatore, ed aveva preso la sifilide prima della nascita di Cayetano. Sua probabilmente la responsabilità dei gravi problemi di salute del figlio, che nei primi anni di vita rischiò più volte di morire a causa di diverse malattie.
Cayetano trascorse la sua infanzia in strada. Espulso da diverse scuole per gli atteggiamenti ribelli ed il totale disinteresse per gli studi, Cayetano elesse a luogo delle proprie scorribande le zone più degradate e periferiche di Buenos Aires. Già all’età di sette anni, Cayetano sequestrò un bambino di 21 mesi, Miguel De Paoli, e dopo averlo portato in un luogo isolato lo abbandonò dopo averlo picchiato selvaggiamente. Per fortuna dell’accaduto si accorse un vigile, che portò in salvo il fanciullo e consegnò Cayetano alle forze dell’ordine.
Poco meno di due anni dopo, il “bassetto orecchione” prese una bambina di 18 mesi, Ana Neri, che abitava a pochi metri da casa sua e, portatala in un luogo dove non poteva essere visto, la colpì ripetutamente alla testa con una grossa pietra. Anche in questa occasione venne avvertito un vigile che portò il piccolo criminale caserma, dove fu consegnato ai genitori la sera stessa.
All’epoca Cayetano frequentava un tale Alfredo Tersi, suo coetaneo, entrambi dediti al furto di orologi agli operai che lavoravano nei cantieri per poi rivenderli in strada.
Il primo crimine del “bassetto orecchione” passò inosservato, poiché sarà lui stesso a rivelarlo diversi anni dopo al momento della confessione alle forze dell’ordine. Stando alla sua successiva confessione, nel 1906 rapisce una bambina di circa 2 anni, la porta in una zona disabitata, tenta di strangolarla, ma non ci riesce. Decide quindi di sotterrarla viva in una fossa che poi ricopre con spazzatura. Le autorità cercarono anche un riscontro alle sue parole, ma purtroppo sul luogo indicato era stato nel frattempo edificato un palazzo di due piani che impedì i necessari accertamenti. Comunque, negli archivi della polizia venne trovata una denuncia per la scomparsa di una bambina, una tale María Rosa Face, che all’epoca aveva tre anni e non fu mai ritrovata.
Sempre in quel periodo il padre di Godino denunciava alla polizia lo strano comportamento del figlio che si divertiva a torturare i polli che lui allevava. Sulla base di questi precedenti, Godino venne detenuto in carcere, su disposizione del tribunale locale, per due mesi. Poco dopo, una sera entrò negli uffici di un magazzino di materiali edilizi, dove diede fuoco ai libri contabili, provocando un incendio di tali dimensioni che i pompieri riuscirono a domarlo solo dopo varie ore di duro lavoro. All’epoca lui era già fortemente alcolizzato e ciò gli provocava febbre e dei fortissimi mal di testa che lo rendevano estremamente aggressivo con istinti omicidi.
A settembre del 1908, Godino rapì sull’uscio di casa un bambino di 22 mesi, Severino González Caló e, portatolo in un terreno abbandonato, lo buttò in una fossa piena d’acqua di fogna, tentando di affogarlo. Per fortuna se ne accorse in tempo il personale di un vicino magazzino che scongiurò il tragico esito della vicenda e consegnò il Godino alle forze dell’ordine. La sua vendetta non tardò. Alcuni giorni dopo egli si intrufolò nottetempo negli uffici del magazzino provocando un altro incendio di vaste proporzioni che causò danni ingenti.
Ma nulla fermava l’ansia omicida di Cayetano. Alcuni giorni dopo, sequestrò un altro bambino di 20 mesi, Julio Botte, seduto sulla soglia di casa e tentò di bruciargli le palpebre con una sigaretta. Stanchi dell’atteggiamento del figlio, i genitori lo portarono in caserma, da dove fu trasferito in un riformatorio per minorenni, dove venne ricoverato per tre anni. Frequentò la scuola interna, ove imparò le prime lettere, ma questo ricovero invece di recuperarlo formò un assassino terribile che venne consegnato alla società sotto richiesta degli stessi genitori sulla fine del 1911.
I genitori, infatti, nel tentativo di recuperarlo, gli trovarono un lavoro nella zona che lui tenne solo per tre mesi, dopodichè Cayetano si rimise a gironzolare per le strade ed a frequentare cattive compagnie sia di notte che di giorno.
A gennaio del 1912 un delitto terribile sconvolse la tranquillità della città. Fu infatti ritrovato, il giorno successivo alla denuncia della sua scomparsa, il corpo del tredicenne Arturo Laurora. Lo sfortunato ragazzo venne trovato seminudo, pieno di lividi e con una corda stretta intorno al collo. Anche in questo caso l’inchiesta non arrivò a nessuna conclusione e solo dopo l’ultimo arresto Cayetano si attribuiva anche la paternità di questo omicidio.
Passano solo due mesi e Godino prende di mira una bambina di 5 anni, Reyna Vainicoff, alla quale incendiò i vestiti che portava addosso. La piccola morì dopo giorni di agonia preso l’Ospedale dei Bambini di Buenos Aires. A luglio incendiò una segheria della zona ed anche un’altro magazzino di materiali edili, stavolta per fortuna senza conseguenze per le persone.
A settembre, mentre lavorava come bracciante in un altro magazzino, ammazzò un cavallo, anche se non si riuscì a provare che fosse stato lui a uccidere il povero animale. Passano solo pochi giorni, ed un grande incendio avvolge un edificio della linea tramviaria locale.
A novembre Godino attirò un altro bambino, Roberto Russo di due anni, e lo convinse ad accompagnarlo per comprare delle caramelle. Portò invece il piccolo malcapitato in un magazzino della zona dove, dopo avergli legato mani e piedi, tentò di strangolarlo. Per fortuna se ne accorse in tempo un bracciante intento a lavorare  e salvò il fanciullo. Il bruto venne portato ancora una volta in caserma dove dichiarò di aver già trovato il bambino in quelle condizioni. Messo sotto processo per tentato omicidio, Cayetano venne in questa occasione assolto per mancanza di prove.
Quattro giorni dopo mise gli occhi su un’altra sventurata: la piccola Carmen Ghittoni. Per fortuna, l’accorrere di un vigile attirato dalle urla della bambina  lo mise in fuga. La settimana successiva rapì la piccola Catalina Neolener e la trascinò a forza in una casa apparentemente abbandonata. Anche in questa occasione le urla della vittima designata attirarono l’attenzione del proprietario della casa inducendo il “bassetto” ad una fuga precipitosa. Sempre in quei giorni veniva segnalato l’incendio doloso di altri due magazzini.
Cayetano Santos Godino
Ai primi di dicembre, Cayetano compì un altro efferato delitto. Adescò per strada il bambino Gesualdo Giordano ed attirandolo con alcune cioccolate lo portò in una villa disabitata dove, dopo averlo legato mani e piedi, tentò di affogarlo con una corda. Siccome Jesualdo resistette, il “bassetto” cercò un chiodo per ammazzarlo. Uscendo dalla villa, trovò il padre del bambino che lo stava cercando. Gli disse di non saperne nulla e lo consigliò ad andare in caserma per sporgere denuncia. Dopodichè, Godino rientrò nell’abitazione e portò a termine l’ennesimo malvagio delitto: colpì ripetutamente alla testa con un chiodo il piccolo fino ad ucciderlo. Alcune persone segnalarono alla polizia di  aver visto poco prima il bambino in compagnia di Cayetano che, nonostante ciò, ebbe comunque il macabro coraggio di presentarsi al funerale dove osò carezzare il capo del  piccolo per verificare gli effetti dei colpi di chiodo.
La mattina successiva, comunque, egli venne tratto in arresto dalla polizia che trovò anche diverse prove del delitto tra cui corda, maglietta e pantaloni macchiati di sangue. Stavolta Cayetano confessò l’omicidio ed anche tutti gli altri delitti precedentemente commessi, provocando disgusto e stupore tra gli inquirenti presenti specie quando spiegò il piacere che provava mentre vedeva le proprie vittime agonizzanti.
Il 4 gennaio 1913 Cayetano Godino venne ricoverato in un manicomio criminale, dove in altre occasioni manifestò istinti omicidi tentando di uccidere alcuni detenuti. Il giudice incaricato del processo lo fece sottoporre a perizia psichiatrica da parte di diversi specialisti che concordarono nel definirlo “alienato e perverso, degenerato mentale con caratteri di ereditarietà, irresponsabile dei suoi atti e senza speranza di recupero”. In considerazione di ciò il giudice si oriento verso l’assoluzione del Godino disponendo nel contempo che venisse internato a vita in manicomio.
Questa sentenza venne confermata anche in appello, ma la Cassazione ribaltò il verdetto e, ritenendolo capace di intendere e di volere, lo condannò alla pena dell’ergastolo. Trasferito nel Penitenziario Nazionale a novembre del 1915, Godino nel tempo imparò a leggere e scrivere.
Nel 1923 fu trasferito nella prigione di Ushuaia (il cosiddetto “carcere della fine del mondo”) dove venne sistemato nella cella numero 90. Dieci anni dopo, intervistato da un famoso giornalista dell’epoca, raccontò di essere da poco uscito dall’ospedale del carcere, dove si era dovuto ricoverare per curarsi dalle botte ricevute dagli altri detenuti dopo che lui aveva ucciso senza pietà alcuni gattini che erano considerati le mascotte el carcere. Da quel momento Cayetano mantenne una condotta esemplare.
Ammalatosi seriamente nel 1935, Godino morì il 15 novembre 1944, a causa di una emorragia interna, forse causata dall’ulcera gastroduodenale che lo tormentava, ma la vera causa della sua morte non è stata mai chiarita. Trascorse gli anni in prigione abbandonato da tutti. Perse i contatti con la famiglia, che forse ad un certo punto rientrò in Italia senza che lui ne sapesse nulla.
 Il “carcere della fine del mondo” venne definitivamente chiuso nel 1947, ma nel piccolo cimitero vicino le ossa del “Bassetto orecchione” non vennero mai trovate.