mercoledì 1 febbraio 2012

ARGENTINA: VIAGGIO NELLA RISERVA DELLA PAYUNIA

Carissimi,
la Riserva Provinciale della Payunia si trova circa 200 km al Sud di Malargüe, nella cosiddetta Patagonia mendocina, oltre mila chilometri al Sud Ovest di Buenos Aires. Si tratta di uno dei paessaggi piú strani, suggestivi e belli dell'Argentina. Quasi mezzo millioni di ettari, ove ci sono oltre duemila vulcani, di cui 838 sono i piu' grandi e stanno perfettamente identificati e distinsi con nome e numero. E' la terza regione del mondo con maggior densitá di vulcani (ci sono 10,6 vulcani per 100 km quadri), dopo la isola di Lanzarote e la penisola di Kamchatka.
Geologicamente nuova, la zona ha vulcani che hanno fatto eruzione oltre un millioni di anni fa, ma pure alcuni sono relativamente nuovi con attivita' registrata in epoca post colombina. Ci sono vulcani di ogni classe, come grandi strattovoulcani del tipo vesuviano come il Payún Liso (Payún o Payén vuol dire del colore del rame o rossastro) e il Nevado; la grande caldera del Payún Matru; centinaia di vulcani del tipo stromboliani come il Santa María e la zona di Los Volcanes; si possono guardare per terra i grandi flussi di lava ed anche i campi delle bombe di lava; altipiani coperti di lapilli detti Pampas Negras e tunneli di lava. Resti di terribili eruzioni idromagmatiche (quando il magma che sale verso la superficie trova una fonte di acqua, come una nappa, una laguna o proprio un ghiacciaio, fatto che diventa una eruzione "tranquilla" in una una tremenda esplosione che libera un inferno di gas, vapore e lava incandescente a distanze incredibili), come il vulcano Carapacho o il Malacara, uno dei due unici vulcani nel mondo nel quale si può entrare a piedi fino il profondo interiore.
Il Payún Matru (in lingua indigena, barba di capretto del colore del rame) è il più grande (ma non il più alto) e la sua antichissima eruzione di lava ignibritica fece un lungo percorso verso il sudeste per oltre 185 chilometri, arrivando fino il fiume Colorado, già nella provincia di La Pampa. Secondo un gruppo di vulcanologi italiani che ha fatto lo studio del fenomeno, i calcoli e la scoperta di questa formidabile colata lavica, si tratta della emissione di lava più lunga del mondo. Comunque, non è il vulcano più alto della Payunia, essendo superato dal Payún Liso (liscio, in italiano), di 3.686 metri di altezza.
Nelle foto, le cosiddette Pampas Negras, la zona del Pianeta Rosso o dei Colori con il vulcano del tipo vesuviano Payún Liso in fondo, i campi delle bombe (grandi proiettili di lava ardente impulsati fino 30 chilometri di altezza, che si sono raffreddati nell’aria e caduti per terra con il loro interiore ancora incandescente), il cratere del Morado Norte (profondo 90 metri e di 400 metri di diametro, e che prende il nome dal colore porpora o proprio viola delle striscie di lava), con uno dei suoi fianchi scomparsi per la eruzione di 300 a 500 anni fa ed anche un inocente graffiti scritto nel suolo di lapilli dopo 35 anni di sposati. Le ultime due, una coppia giovanissima nel fondo del Malacara, e le cárcavas dello stesso vulcano (grandi canali che son prodotto dalle cadute o flussi dell’acqua sulla roccia).

Insomma, questa formazione di retro arco (l’arco sarebbe la Cordigliera delle Ande e l’ante arco sarebbe la cintura di fuoco del Pacifico) è veramente l’entrata ad un altro mondo, apparso 80 millioni di anni fa e lavorato per i secoli dei secoli dalla natura. Dicono che è proprio magico fare la gita per la Payunia in una notte di plenilunio, con il cielo sereno. Sarà la prossima volta.
Un abbraccio dal profondo Sud del mondo, José R. Maragó

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