JULIETA LANTERI PALADINA DEL MOVIMENTO FEMMINILE IN ARGENTINA
Fu la prima donna ad esercitare il diritto di voto nel Sudamerica
Julieta Lanteri nacque a Cuneo nel 1873 con il nome di Giulia Maddalena Angela Lanteri ed emigrò in Argentina di 6 anni, assieme alla sua famiglia.
Julieta Lanteri |
Difficile si rivelò anche l’ingresso all’università, ma alla fine con una dispensa speciale del preside Julieta venne ammessa alla facoltà di Medicina dell’Università di Buenos Aires, dove si laureò nel 1907, divenendo la sesta donna laureata in assoluto presso le università argentine. Fece una carriera meritevole come specialista nelle malattie psichiche di donne e bambini.
Assieme alla prima laureata donna in Argentina, la dottoressa Cecilia Grierson, fondò l’Associazione Universitaria Argentina per favorire le donne nell’accesso all’educazione universitaria ed impegnandosi attivamente nel movimento femminista per l’affermazione ed il riconoscimento dei diritti civili fondamentali.
Anche per essere assunta come docente universitaria nella facoltà di Medicina, Julieta Lanteri dovette lottare molto.
Ciò in quanto donna ma anche perchè straniera.
Dopo diversi rifiuti, Julieta ottenne la cittadinanza argentina, ed anche in questo caso fu la prima donna italiana ad ottenerla.
A questo punto, in occasione della tornata elettorale amministrativa del 1911, Julieta si iscrisse quale votante presso un seggio della capitale argentina, sfruttando il fatto che non erano a quei tempi previste limitazioni esplicite al sesso degli elettori.
Arrivato il 26 novembre, si presentò alle autorità del seggio con il documento in regola e chiese il diritto del voto che le venne riconosciuto.
Addirittura, il presidente di seggio, il prestigioso studioso di storia locale Adolfo Saldías, si dichiarò “onorato di firmare il documento del primo elettore donna del Paese e dell’intero Sudamerica”.
L’atteggiamento di Julieta ebbe grande rilievo sui giornali e di li a poco il Consiglio comunale sancì una risoluzione per cui era vietata la partecipazione femminile alle elezioni, anche
perchè l’anagrafe includeva soltanto il registro maschile riferito all’arruolamento militare.
perchè l’anagrafe includeva soltanto il registro maschile riferito all’arruolamento militare.
A quel punto la Lanteri, intenzionata a portare fino in fondo la propria battaglia civile alzò la posta in gioco e si presentò davanti alle autorità militari con l’intento dichiarato di arruolarsi.
Nel 1919 manifestò l’intenzione di candidarsi alla carica di deputato, ma non le venne permesso e per protesta organizzò una finta elezione in una piazza di Buenos Aires.
Alla sua chiamata risposero oltre quattromila donne e questo avvenimento assunse rilievo internazionale.
Già l’anno successivo il Partito Socialista la presentò alle elezioni come propria candidata e di li a poco Julieta Lanteri fondò il Partito Femminista Argentino, con cui partecipò ad altre elezioni, fino a risultare seconda come quantità di voti ottenuti nelle elezioni di 1924, quando venne eletto proprio il dottor Alfredo Palacios come primo deputato socialista d’America.
La Lanteri con il suo sfrenato attivismo si era guadagnati parecchi nemici, ma lei era instancabile e non si intimoriva.
Promosse numerose conferenze nelle quali lanciava allarmi sulla possibilità di colpi di stato autoritari nel Sudamerica e fece inserire alcuni principi del suo Partito Femminista nei programmi di governo di altre forze politiche argentine.
Il 23 febbraio 1932, in uno strano e mai chiarito incidente stradale nel centro di Buenos Aires, una macchina in retromarcia la colpì fatalmente, alimentando il mai sopito sospetto che si trattasse di un delitto politico mascherato da incidente stradale.
Così venne stroncata la vita di Julieta Lanteri, la prima donna ad esercitare il diritto al voto in Argentina ed anche nel Sudamerica.
Una eterna e vera pioniera dei diritti civili e politici femminili, che furono poi definitivamente riconosciuti nel 1947 per iniziativa di Eva Perón, quando si sancì irrevocabilmente per legge il diritto di voto alle donne in Argentina.
Josè Rodolfo Maragò