venerdì 9 marzo 2012

L'ARMA DELLA CULTURA CONTRO LA VIOLENZA MESSAGGI A VIVERE NEL PIENO RISPETTO DELLE REGOLE SONO STATI INDIRIZZATI AI RAGAZZI DEL PAESE

Un Comitato per l'ordine e la sicurezza all'interno della palestra dell'istituto della scuola primaria di Stefanaconi per ribadire che lo Stato non abbassa la guardia di fronte alla recrudescenza della violenza criminale. L'iniziativa è stata voluta dal prefetto Michele di Bari, con l'intento di dare un segnale forte alla comunità che si sente «smarrita e abbandonata», assediata dalle cosche che hanno cominciato a farsi la guerra. Venti di vendetta che potrebbero sfociare in nuovi fatti di sangue e che potrebbero scatenare una vera e propria guerra di mafia.
E ieri a Stefanaconi il Prefetto ha voluto guardare in faccia tutti, non solo i vertici delle forze dell'ordine, ma anche i rappresentanti della comunità del piccolo centro del Vibonese: il sindaco Saverio Franzè, il parroco don Salvatore Santaguida e la dirigente dell'istituto comprensivo Maria Eugenia Basile. Un incontro per ribadire che lo Stato «si presenta compatto». Al termine della riunione tecnica del Comitato, il Prefetto ha annunciato che sul territorio sono stati potenziati i controlli allo scopo di fronteggiare l'emergenza criminale. Appelli in tal senso erano stati lanciati dopo i recenti fatti di sangue sia dal sindaco che dal parroco.
L'occasione è stata propizia anche per avere un incontro con i ragazzi della scuola Media, che sotto il coordinamento della professoressa Antonella Angelieri, stanno portando avanti un progetto di formazione per la legalità. Dopo il saluto della dirigente, che ha messo in risalto il ruolo fondamentale della scuola, che punta a fare sviluppare la cultura della solidarietà e della legalità, (deterrenti fondamentali contro la violenza), è stata la volta dei ragazzi che hanno posto una serie di domande al Prefetto ed ai vertici delle forze dell'ordine. «La nostra presenza qui – ha spiegato il Prefetto – rappresenta il volto dello Stato, che esprime vicinanza e solidarietà morale a questa comunità per quanto sta accadendo». Il Prefetto ha, quindi, ribadito che lo Stato si fa carico di questi problemi al punto che sono state messe in atto una serie di iniziative tese a fronteggiare l'emergenza sotto il profilo dell'ordine pubblico. «Dobbiamo anche dire che qui non tutto è negativo – ha osservato il rappresentante del Governo, parlando con i ragazzi – ci sono tante realtà di cui dovreste andare fieri: la Scuola, la Parrocchia e le istituzioni». E secondo il Prefetto bisogna ripartire proprio da questi punti fermi per risalire la china e riconquistare gli spazi di democrazia e legalità che il territorio in questi anni ha ceduto
alle bande criminali. A rivolgersi ai ragazzi anche il procuratore Mario Spagnuolo il quale ha voluto richiamare la loro attenzione sui punti di forza della criminalità: «Non è certo la forza militare, ma sono l'ignoranza, il sottosviluppo e la paura della gente. Come uscire da questa situazione? Toglietevi subito dalla testa che possano essere solo le forze di polizia a restituire e difendere la legalità. Il problema si potrà risolvere in maniera definitiva solo attraverso la crescita culturale del territorio. E in questo contesto – ha sottolineato – la scuola è vettore fondamentale». Il procuratore Spagnuolo ha, quindi, esortato i ragazzi a vivere il loro paese nella normalità «anche se dalle istituzioni dovete pretendere i vostri sacrosanti diritti».
Messaggi importanti sono stati lanciati anche dal questore Giuseppe Cucchiara, dal ten. col. Daniele Scardecchia, dal col. Paolo Valle della GdF e dal comandante del Corpo forestale Gaetano Lorenzo Lopez. Da parte di tutti l'invito ai ragazzi a seguire la via della legalità, del rispetto delle regole. Mentre il sindaco Saverio Franzè nell'incontro con i componenti del Comitato ha esternato le sue preoccupazioni per la recrudescenza della violenza criminale sul territorio chiedendo la massima attenzione dello Stato e delle forze dell'ordine. «La nostra comunità – ha detto il sindaco – ha radici che affondano nella solidarietà e nella civiltà contadina e vuole tramandare questi valori alle future generazioni non la violenza».
(Nicola Lopreiato - Gazzetta del Sud 09/03/2012)

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